Thursday, February 14, 2008

Sette contro uno, un paese sicuro

Giungo un'altra volta in ritardo sulla notizia. Volutamente, perché preferisco soppesare i fatti per non accendere troppo gli animi. Sono tra quelli che sono rimasti allibiti dalla forza bruta utilizzata qualche giorno fa dalla polizia all'interno del policlinico Federico II di Napoli, dove c'era il sospetto che si stesse consumando un infanticidio (o feticidio), sospetto dovuto ad una segnalazione anonima. Colpiscono vari aspetti: il numero di agenti; l'aver interrogato la donna quando ancora doveva riprendersi dall'anestesia (ma per curiosità, gli agenti ritenevano che comunque quelle dichiarazioni avessero valore giuridico? Io quando sono uscito da un'anestesia avrei affermato di tutto e di più sull'esistenza di Babbo Natale); l'aver sequestrato il feto abortito; stupisce anche che si dia tanto solerte e incondizionato credito ad una segnalazione che riguardava comunque una struttura pubblica molto rinomata e sempre ottemperante alle leggi italiane. Per completezza devo riportare la "difesa" da parte delle nostre autorità pubbliche per spiegare perché abbiano agito con tanta forza e solerzia contro un'altro ente di pubblica utilità. Ieri veniva chiarito che si era trattato di:

Un "atto doveroso, vista la denuncia fatta alla polizia. Bisognava appurare se i fatti fossero conformi alla legge". Nella Procura partenopea retta da Giovandomenico Lepore c'è compatezza nel sottolineare come quanto disposto per gli accertamenti sul caso di aborto terapeutico sia stato nelle regole, con personale femminile impiegato per ascoltare la donna, e come le modalità dell'operazione non abbiano richiesto che 35 minuti di presenza delle forze dell'ordine nella struttura sanitaria. Questo pomeriggio il pm Vittorio Russo, di turno al momento della segnalazione anonima, ascolterà l'ispettrice che ha sottoposto a varie domande la donna dopo l'aborto, e poi, solo quando gli saranno comunicati i risultati dell'autopsia, deciderà di riascoltare la protagonista di questa scelta dolorosa. Al momento, infatti, secondo quento trapela, la documentazione acquisita conferma che la procedura abortiva è stata messa in pratica nei termini di legge.

Oggi il procuratore capo di Napoli precisa di nuovo che:

La polizia si è mossa dopo una segnalazione: "era un telefonata anonima, non ha fornito nome e cognome ma era talmente circostanziata che non appariva infondata". Lo ha dichiarato il procuratore capo di Napoli Giovandomenico Lepore intervenendo a Radio 24 e parlando della vicenda avvenuta al Policlinico di Napoli. "La telefonata proveniva dall'interno del Policlinico - ha detto Lepore, - al telefono era un uomo, potrebbe essere un infermiere. Indicava la presenza di una donna in una precisa stanza del Policlinico chiusa in bagno per abortire" ha spiegato, aggiungendo: "Ora verrà identificato".


Mi conforta sapere che abbiamo qualche speranza che qualcuno verrà, io spero, denunciato per simulazione di reato. Nella sostanza l'argomento difensivo è: "la denuncia era sì anonima, ma è stata creduta perché circostanziata". Purtroppo al procuratore capo sfugge di capire del perché di tanta mobilitazione (non voglio entrare nel merito della discussione sui casi speciali nei quali la polizia può effettivamente intervenire senza mandato). Quello che ci lascia tutti basiti è che se è vero quel che si racconta, allora dobbiamo concludere che sette agenti di polizia siano necessari per fare qualcosa per fermare UNA donna sola e chiusa in un bagno. Sette agenti è un numero uguale o maggiore di molti gruppi speciali, di quelli che sono in grado da soli di stanare e neutralizzare cellule terroristiche, gruppi sovverisivi, criminali che tengono ostaggi. Un numero da vera e propria azione anticrimine di neutralizzazione di gruppi armati e coesi. Non suona pazzesca questa cosa? Cioè, gli agenti hanno creduto alla sincerità della telefonata, ovverossia erano convinti che avrebbero trovato una donna chiusa sola in bagno, e per fermarla si sono presentati in sette?

Aggiungo che l'altra cosa che sfugge al procuratore è che poi, mi pare di capire, si fosse verificato che si era trattato di simulazione di reato da parte di chi aveva fatto la telefonata. Nonostante ciò sono state sequestrate non solo le cartelle cliniche, ma addirittura il feto (mi raccapriccia perché psicologicamente mi fa venire in mente l'immagine di agenti che lasciano l'ospedale con il loro trofeo, avvolto in un panno). Era neccessario? Faccio fatica, davvero, ad immaginare agenti, per esempio, che a seguito di una segnalazione anonima per la presenza di una bomba in una struttura pubblica arrivino, verifichino che si è trattato di un falso, ma sequestrino lo stesso tutti i registri e ogni cosa utile. E parliamo di una bomba, che può uccidere decine di persone, non di una mamma chiusa in bango con un feto.

Questo sfugge al procuratore. Il clamore non è stato generato dal fatto che alcuni agenti siano andati a verificare (con cautela) una circostanza, potenzialmente reato, a seguito di una sgenalazione. Ma il fatto che sia andato un drappello, e abbia fatto quel che ha fatto, incalzando persino una donna che rientrava da una operazione chirurgica ed ancora parzialmente sotto l'effetto dell'anestesia (se non è interrogazione con metodi violenti questa!), continuando a tenere da conto una telefonata anonima anche dopo aver verificato la falsità della stessa, e che nessuna donna era chiusa in bagno ed anzi una stava uscendo dalla sala operatoria. Tutto ciò non c'entra nulla col fatto che un anonimo abbia fatto una segnalazione, e qualcuno sia accorso. Va molto, ma molto oltre, in un paese che vuole farsi proteggere dalle forze dell'ordine, ma vuole anche dirsi civile. Mi chiedo anche, e ne dubito, se gli agenti abbiano seguito le procedure a norma di legge durante il blitz.

Leggo ora che il Pm Russo afferma che l'anonimo non era in realtà un anonimo (pazzesco!): si era presntato con nome e cognome e sono in corso verifiche. La cosa mi sconvolge ancora di più perché queste verifiche non sono, pare, seguite a quell'operazione di quella notte. Sono queste nuove indagini (ma ci voleva tanto a farle?), viene il sospetto, frutto della protesta pubblica: altrimenti quel simulatore di reato se la sarebbe probabilmente cavata. Infatti, se è vero come ora scopriamo che non era anonimo, mi sarei aspettato che già durante la stessa serata del blitz di polizia quest'uomo fosse stato convocato in questura o dal magistrato di polizia, per rispondere delle sue azioni a fronte dell'evidenza appurata dei fatti.

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