Parto da questo post dove ho trovato citato questo articolo di Vescovi. La famosa storia dei "tre genitori" (arrivo in ritardo perché mi piace raffreddare i miei istinti per poter parlare con garbo). Per fortuna il Nostro se non altro ammette che, ebbene sì, i mitocondri soddisfano solo a un'esigenza di produzione energetica cellulare e non determinano i caratteri. Quindi in effetti questo terzo genitore, o seconda madre, non è proprio un genitore ma più forse un donatore (questo lo dico io).
Vescovi ne sa sicuramente più di me in materia, la qual cosa mi rende un po' perplesso per il fatto che gli sia sfuggita una combinazione così ovvia e banale, che spiegherò subito: dice, il Nostro, che "pur non determinando l’identità del nascituro, i mitocondri sono di «qualità» diversa da soggetto a soggetto e influenzano la longevità, l’invecchiamento e la predisposizione ad alcune patologie. Dunque in studi come quello di Newcastle il sottofondo eugenetico è insito nella motivazione stessa della ricerca". Un momento, un momento! Ci sono parenti che donano midollo ai congiunti, alcuni persino un rene. Ma allora, ma allora se, mettiamo, in via ipotetica e per astratto; osserviamo che una mia sorella (ma non ne ho) o una mia qualche cugina in linea materna potrebbe avere i miei stessi mitocondri: io ne ho tantissime di cugine, in effetti, coi miei mitocondri, e ci vogliamo tanto bene. Beh, per astratto, dico per astratto, la mia compagna potrebbe avere questi difetti genetici nei mitocondri di cui si parla, e una mia cugina (una sorella per chi ha una sorella) potrebbe donarci un ovulo (non dico che nella realtà accetterei, ma poniamo!). Ma allora, farei notare al Vescovi, faremmo un figlio con due genitori, io e la mia compagna, coi mitocondri miei invece che della mia compagna. Ed ecco, d'un batti baleno, niente eugenetica. Ed ecco, d'un sol colpo, niente "figlio procreato da tre genitori".
Come sia sfuggito ad uno studioso comunque molto meritevole non so. Può capitare, per caso. Può capitare anche quando in una direzione non si riesce proprio a volgere lo sguardo, che sia perché si studino altre metodologie in cui tanto si crede (giustamente, è la missione dello scienziato), o ci si spaventa di altre.
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