Come cittadino di uno Stato civile e libero chiedo al governo che mi rappresenta di non sedere al tavolo della trattativa con gli autotrasportatori fino a che questi non avranno rimosso i blocchi stradali. Chiedo altresì che le autorità intervengano per identificare e perseguire secondo legge tutti gli autotrasportatori colti in flagranza di reato o violazione del codice della strada, ivi incluse garantire penalizzazioni sulle patenti degli stessi per blocco alla circolazione. Fermo restando che in teoria gli autotrasportatori possono avere le loro legittime o anche condivisibili rivendicazioni, la loro protesta non può andare oltre lo sciopero, che già di per sé crea disagi ai cittadini per la scarsità di approviggionamenti. Lo sciopero nei paesi democratici è un diritto e come tale va gestito e nobilitato, da tutti i cittadini, uguali nei diritti di fronte alla legge. Non rientra in tali diritti il costringere altri cittadini, loro malgrado, a partecipare allo scipero nella forma di privazione involontaria della loro stessa capacità produttiva (tramite appunto blocchi stradali che impediscano a liberi cittadini di esercitare liberamente le loro professioni).
Si ricorda che il lavoro nobilita l'Uomo, e l'impedire di recarsi al lavoro è una violazione alla persona. La violenza perpetrata contro la libertà di lavorare (o semplicemente di muoversi) di altri cittadini non è una forma di sciopero in termini di principio o di diritto, ma una aggressione alla persona.
L'occupazione coatta, non autorizzata e prolungata di suolo pubblico è un reato contro gli altri cittadini anch'essi legittimamente proprietari, al pari di tutti, di quel suolo pubblico.
Si è iniziato con i trattori per le quote latte, si è passati attraverso i tassisti ed ora si è giunti ai camionisti. Condizione sine qua non per sedere ad un tavolo per le trattative deve essere il rispetto previo della legalità e delle libertà dei cittadini che non aderiscano o nemmeno facciano parte della protesta connessa alle rivendicazioni. Nel rispetto delle leggi in uno stato di diritto, ogni richiesta avanzata prima che i blocchi vengano rimossi va tassativamente respinta, senza nemmeno entrare nel merito. Le forze dell'ordine devono garantire immediatamente il ripristino della legalità e delle libertà dei cittadini italiani. Se queste azioni non verranno intraprese, in futuro ogni cittadino riterrà di poter legittimamente violare le libertà altrui per avanzare le proprie rivendicazioni di categoria, con maggiori probabilità di sucesso che se agisse nel rispetto delle leggi e norme civili.
Lo stato di diritto e la libertà sono nei fatti sul tavolo delle trattative.
Si ricorda che il lavoro nobilita l'Uomo, e l'impedire di recarsi al lavoro è una violazione alla persona. La violenza perpetrata contro la libertà di lavorare (o semplicemente di muoversi) di altri cittadini non è una forma di sciopero in termini di principio o di diritto, ma una aggressione alla persona.
L'occupazione coatta, non autorizzata e prolungata di suolo pubblico è un reato contro gli altri cittadini anch'essi legittimamente proprietari, al pari di tutti, di quel suolo pubblico.
Si è iniziato con i trattori per le quote latte, si è passati attraverso i tassisti ed ora si è giunti ai camionisti. Condizione sine qua non per sedere ad un tavolo per le trattative deve essere il rispetto previo della legalità e delle libertà dei cittadini che non aderiscano o nemmeno facciano parte della protesta connessa alle rivendicazioni. Nel rispetto delle leggi in uno stato di diritto, ogni richiesta avanzata prima che i blocchi vengano rimossi va tassativamente respinta, senza nemmeno entrare nel merito. Le forze dell'ordine devono garantire immediatamente il ripristino della legalità e delle libertà dei cittadini italiani. Se queste azioni non verranno intraprese, in futuro ogni cittadino riterrà di poter legittimamente violare le libertà altrui per avanzare le proprie rivendicazioni di categoria, con maggiori probabilità di sucesso che se agisse nel rispetto delle leggi e norme civili.
Lo stato di diritto e la libertà sono nei fatti sul tavolo delle trattative.
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